Il Crocevia dei Senzaterra by Bottarel; Costantini

Il Crocevia dei Senzaterra by Bottarel; Costantini

autore:Bottarel; Costantini
La lingua: it
Format: mobi
editore: [eBL 091]
pubblicato: 2012-05-21T22:00:00+00:00


*

Mi accorsi di essere sdraiato. Provai ad alzarmi, ma una fitta mi fece momentaneamente cambiare idea. Mi sentii sobbalzare e percepii il rumore di un carro che si muoveva lungo uno sterrato. La mia vista si abituò lentamente alla quasi totale oscurità e capii di essere sotto un pesante telone nel retro di un carro, diretto chissà dove. Era come se i miei sensi stessero tornando uno ad uno, gradualmente.

«Hei!» gridai, sperando che il conducente mi udisse. Sentii un grido di donna ed il carro si arrestò dopo poco. Qualcuno sollevò il telone, ed io chiusi gli occhi, voltandomi istintivamente.

«Sei vivo allora!»

La voce di Estel. Il tepore della certezza mi pervase, e sentii anche i miei sentimenti ravvivarsi.

«Estel… ma cosa… dove siamo?»

«Io… pensavo che tu… insomma, non tornavi più in te, hai perso tantissimo sangue e non capivo se respiravi o meno… stavo andando in città a cercare un medico o nel caso peggiore, insomma…» disse, con l’aria da cane bastonato.

«Ma il carro?» chiesi, guardandomi intorno. Eravamo sulla carovaniera, con il mare e gli scogli alla nostra sinistra, e la luna piena dritta sopra di noi. Il cielo era incredibilmente terso, e soffiava una forte brezza dal mare.

«Lo avevano i briganti in un capanno, assieme a tutto il resto. Io… sono rimasta sconvolta da quello che è successo. Quando non ho più sentito rumori di lotta sono salita per vedere come stavi e mi sono trovata davanti quello spettacolo truculento. Tu… non credevo fossi capace di una cosa simile.» mi disse, guardandomi con aria molto scossa.

Mi vennero in mente tutte le cose che erano successe nel mio sogno, e difficilmente riuscii ad associare a quella esperienza le immagini di Estel che nel frattempo si stava prendendo cura di me. Era come se non avessi mai perso i sensi in un certo modo, e l’idea che due cose fossero successe alla mia persona contemporaneamente ma indipendentemente mi metteva a disagio.

Presi la mano di Estel e la tirai verso di me, appoggiandomi al suo seno con il lato del volto.

«Grazie» le dissi, a voce bassa.

«Grazie a te» rispose lei, sollevandomi la mano per baciarla, «hai la mania di salvarmi la vita.»

Trascorse qualche attimo accompagnato dal solo suono del mare sugli scogli prima che Estel interrompesse il silenzio pronunciando il mio nome.

«Siegfried! La… la tua mano.»

Alzai la testa e mi guardai la mano. Il palmo era diventato rosso, come se lo avessero dipinto. Non era semplicemente sporca di sangue. Il palmo era completamente color del mogano, come la pelle di un orleano.

Già, un orleano.

«Non è nulla Estel, dev’essere stato uno degli intrugli della Signora. Passerà, vedrai» le dissi, ostentando una certa sicurezza. Ma l’unica certezza che avevo in quel momento era l’immagine di Jo’Mo che mi stringeva la mano.

Questo per non dimenticare.

Come se avessi potuto.

Pensai a quello che sarebbe stato meglio fare a quel punto. Avevo una sorta di missione da compiere, ma nessuna direttiva. Mentre ero immerso nei miei pensieri, cercando di ignorare il dolore delle ferite, stretto ad Estel, sentii il rumore di cavalli provenire nella direzione opposta a quella in cui stavamo andando.



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